Mercedes Classe G: inarrestabile Geländewagen.

Alzi la mano chi di voi, da bambino, non ha mai avuto un album delle figurine.

Un passatempo semplice che creava aggregazione e sana competizione.

La spasmodica ricerca di quella figurina che continuava a mancare per terminare la collezione, il pacco delle “doppie” tenute insieme dall’elastico sempre pronto ad essere esibito al momento dello scambio con gli amici.

“Di 95 ne ho tre chi la vuole? Io! E cosa mi dai in cambio? La 38! Evvai mi manca!”

Il vero must era l’album calciatori, ok, il mio album era differente.

Si chiamava “Motor Adventures”.

Come si evince dal nome era dedicato al mondo del motorsport, diviso in più sezioni: motocross, speedway, gare su pista, formula uno, rally, Camel Trophy e Parigi-Dakar.

Proprio nella sezione del famoso raid africano c’era una figurina introvabile: quante buste scartate sperando di trovare quella Mercedes squadrata come una scatola di scarpe che sfrecciava tra le dune.

Poi si cresce, le figurine si dimenticano, le passioni no.

Anni dopo, sfogliando pagine patinate scoprivo che quel fuoristrada del mio vecchio album era un Mercedes Classe G, precisamente un 280GE che nel 1983 aveva vinto la gloriosa Paris-Dakar condotto dal pilota belga Jacky Icks e l’attore Claude Brasseur come copilota.

Un Classe G, dove quella lettera “G” è l’acronimo di Geländewagen, vocabolo tedesco composto che significa semplicemente auto da fuoristrada.

Quello che agli occhi di un bambino era solo una figurina da trovare per terminare una collezione, si stava trasformando in un affascinate veicolo con tanto di palmares sportivo.

Continuando a sfogliare libri e riviste mi capitò tra le mani un’altra storia interessante.

Nei primi anni ‘80 Porsche aveva realizzato la meravigliosa 959, un gioiello tecnologico di altissimo livello concepita appositamente per competere nel Gruppo B Rally.

Lo scenario però cambiò improvvisamente, il Gruppo B venne cancellato sulla scia dei troppi incidenti dovuti alle prestazioni elevatissime.

La neonata 959 doveva trovare un differente palcoscenico per mostrare le sue qualità sportive; lo trovò nei grandi rally africani che a quell’epoca stavano vivendo il loro periodo di massimo fulgore.

Nel 1985 Porsche iscrisse tre 959 al Rally dei Faraoni, una massacrante endurance di 7 giorni e 7 notti che si disputava nel deserto del Sahara.

L’opulento Racing Team di Stoccarda composto dalle tre 959 e i due camion MAN zeppi di ricambi aveva ancora bisogno di un componente fondamentale: una vettura appoggio per seguire da vicino le Porsche durante i turni di gara.

Rotture e guasti nel bel mezzo del deserto erano delle varianti che potevano decretare inesorabilmente la vittoria o la sconfitta.

La vettura appoggio doveva essere un mezzo capiente, robusto e veloce, un alleato inarrestabile su cui contare per non perdere attimi preziosi se qualcosa fosse andata storta alle protagoniste.

L´equipaggio di una delle 959 era composto da Icks e Brasseur, proprio loro, i vincitori della Paris-Dakar del 1983, furono loro a decretare che la vettura appoggio poteva essere solo una Mercedes Classe G!

Questa volta però si trattava di tenere il passo delle Porsche, la Geländewagen più potente dell’epoca aveva un 2.8 litri 6 cilindri in linea capace di 156 CV, ci voleva qualcosa di più esuberante sotto al cofano.

Come fare allora?

Semplice: trapiantare nel G 280 il motore della Porsche 928S, un V8 da 4.7 litri con ben 310 scalpitanti cavalli.

Quel Classe G vestito coi colori Rothmans in pendant con le 959 fu subito soprannominato “Porsche in sheep´s clothing”, il lupo travestito da agnello, il mulo da soma capace di performance da vero purosangue.

La validità della sinergia tra qualità costruttiva Mercedes e prestazioni del motore Porsche furono ampiamente dimostrate dal risultato di quel Rally dei Faraoni del 1985: una delle tre 959 tagliò il traguardo per prima seguita dal Classe G che si guadagnò il secondo posto assoluto.

La sfida del nostro attore non protagonista era vinta, dopo aver tallonato e supportato per tutto il tragitto le Porsche aveva inseguito una di loro fino alla fine distanziato solo di qualche metro: eccezionale!

Una vera e propria impresa nell’impresa con conseguente ritorno di immagine sia per Porsche che per Mercedes-Benz.

Da quella esperienza Mercedes comprese che le potenzialità del suo Geländewagen avevano grande spazio di crescita e lo sviluppo del modello continuò a pieno regime.

A partire dagli anni 90 la gamma G cominciò ad ampliarsi e prendere connotati più lussuosi, l’indomito fuoristrada teutonico si declinava alle peculiari doti di comfort dell’aristocratico marchio di Stoccarda.

La fama del Classe G dura tutt’oggi e ha solide basi, dopo 40 anni dalla sua nascita rimane ancora inconfondibile, il corpo vettura massiccio e strutturato negli anni si è evoluto restando sempre uguale a se stesso.

Siamo pronti a scommettere che ci siano ancora bambini che lo vedono come una grossa scatola di scarpe con quattro ruote ma probabilmente, anche loro, quando smetteranno di giocare con le figurine avranno voglia di provare quel fuoristrada nato per la vita difficile. Fuori, non dentro.

“il lupo travestito da agnello, il mulo da soma capace di performance da vero purosangue.”

Scritto da Corrado Ottone.

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