Paolo Roviera: il garage dei sogni.


Ogni passione ha la propria chimera da inseguire. I surfisti hanno Bells Beach, gli sciatori la Streif, i golfisti l’Old Course.

Per me (da buon petrolhead) i sogni si chiamano TT, “Ring” sotto i sette minuti e un garage che rispecchi la collezione di macchinine che avevo da bambino.

Pur non essendo nato in un ambiente famigliare motoristico (al contrario, mio padre non dava nessuna importanza alle auto e per questo giravamo sempre con mezzi imbarazzanti, spesso di seconda mano come una tragica Simca 1301) ho avuto la fortuna di crescere con un vicino di casa appassionato di corse.

Era il figlio di una collega di mia mamma e mi era concesso andare a casa sua con mio fratello a vedere i gran premi e andare con lui in auto.

Erano domeniche divertentissime, era la formula uno degli anni 70-80. Prendevamo i tempi con il cronometro e commentavamo la cronaca di Poltronieri e Zermiani (sempre ai box la cui voce era perennemente coperta dal rumore dei motori). In quella casa ho vissuto dal vivo momenti drammatici come l’incidente di Lauda ma anche esilaranti come il match Piquet vs. Salazar.

In quegli anni è nato il sogno del mio garage ideale.

- PORSCHE RS 2.7 1973

Lui faceva i rally con la A112 con cui andava anche a lavorare e portava me e mio fratello a fare le sgommate. Poi, ad un certo punto, si comprò una Porsche arancione malconcia (penso fosse una 2.0 o una 2.4, era il 1976).

Per me fu subito amore per quella specie di tartaruga rumorosa dal colore psichedelico. Mi dissi “voglio una Porsche”.

Tra l’altro negli stessi anni un altro personaggio mitologico faceva crescere il mio amore per le tedesche. Un postino (evidentemente nato bene) che girava con Turbo Nero con alettone esagerato per le pianure vercellesi.

- AC COBRA

La macchina di Penelope Pitstop! Non sapevo cosa fosse quella macchina, mi piacevano le sue forme (per quelle di Penelope ero piccolo) e mi sono rimaste in testa per anni, poi l’ho ritrovai in un video dei Level 42 e l’ho messa in prima posizione nella mia wish-list.

Bella, femmina, assurda. Una barchetta inglese leggerissima con un motore da dragster. Il calabrone a quattro ruote che per le leggi della fisica non dovrebbe stare in strada ma ci sta. Troppo inutile, superflua, pericolosa ed eccitante per non averla.

- LANCIA STRATOS

Un cuneo scoppiettante che dominava i “Rally della Lana”, a cui costringevamo i nostri genitori ad accompagnarci e sembrava uscita dalla serie televisiva “UFO”. L’unica linea curva erano le ruote ed i fari posteriori, il resto era evidentemente stato disegnato con un righello. Era la “regina dei rally” ma quello che mi faceva veramente impazzire era il suo rumore assordante. Gli scoppi in rilascio. Sembrava una mitraglia.

- FERRARI F40

Non sono mai stato un fanatico della casa di Maranello, anche se la SW250 è per me la macchina più bella mai fatta, però nessun garage da sogno è completo senza una Ferrari. E la F40 per me è “la Ferrari”, con la stessa valenza per il Marchio che la RS ha su Porsche. Sono entrambe auto da corsa con una targa conquistata non si sa bene come. Quotazioni inavvicinabili, ma i sogni non costano nulla.

- SUZUKY RV90

Perché la vacanza, St. Tropez, la Plage de la Pampelonne sono stati mentali e non semplici luoghi fisici o intervalli temporali. Un RV90, una camicia hawaiana e un paio di RayBan vi renderanno più fighi della maggioranza dei maschi sessualmente attivi. E poi è una Saltafoss a motore.

Per farla breve il mio garage ideale non è il più esotico, performante o prezioso che ci sia ma è legato da un unico fil-rouge che caratterizza tutti i mezzi elencati e cioè la loro completa irrazionalità e inutilità agli occhi di chi vede un’automobile (o una motocicletta) solo come un mezzo di trasporto e non come un Luna-Park itinerante.

Sono fortunato abbastanza per avere due dei cinque “pezzi” in garage e spero che presto arrivi anche il Suzukino visto che l’estate è qui.

Paolo Roviera

Paolo Roviera è un uomo che pensa veloce ed agisce ancor più veloce.

Un amico col quale condividere idee, progetti e punti di vista è un vero piacere; uno che ascolta, metabolizza e sprona a spingere l’immaginazione sempre più avanti.

L’inchiostro sulla sua pelle recita “Never grow old, never slow down” - mai invecchiare, mai rallentare - un monito che Paolo non dimentica mai, un manager del mondo della moda in continua evoluzione, abituato al bello e continuamente proteso verso il futuro.

La tradizione, sartoriale e non solo, declinata al progresso permea il suo gusto e il suo talento immagazzina incessantemente nuovi input. Se la sua professione è in continuo divenire, le sue passioni invece sono salde e poco avvezze alle novità. I sogni maturati in giovane età non cambiano, sono intimi desideri fatti di ricordi da rincorrere e da realizzare, senza fretta.

Automobili e motociclette possono essere più che mezzi a motore, possono essere “macchine del tempo” che trasportano la mente.

La Carrera 2.7 RS aggredisce le curve e scarica l’esuberante cavalleria sui rettilinei mentre danza sulle colline del Monferrato, non c’è bisogno di parlare, la sinfonia del flat six pervade l’abitacolo intervallata dai fischi delle slick e ogni parola sarebbe superflua. Il bambino che viaggiava in Simca e il maturo manager sorridono, il loro sogno si è avverato.

Grazie Paolo!

Corrado Ottone

“un garage che rispecchi la collezione di macchinine che avevo da bambino”

Auto e racconto di Paolo Roviera.

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