Vintage is better.


Ci rivolgiamo a chi ammira l’epoca del “Prima”.

Prima che le indagini di mercato anestetizzassero il prodotto.

Prima che fosse il pubblico a dettare legge.

Prima che fosse tutto politicamente corretto, silenzioso e facile, nuovo a tutti i costi.

Prima che l’infallibile dio delle vendite, nemico del dio dello stupore, prendesse il sopravvento.

“Prima”, quando le cose si riparavano, si tramandavano, insomma..prima che fossimo tutti inghiottiti da un vortice commerciale insensato.

Quindi.

Perché attaccarsi ad un pezzo di ferro e bulloni quando si potrebbe avere un telaio ipertecnologico ultraleggero e tanta elettronica a spianarci la vita?

Per un nutrito gruppo di nostalgici, avventurieri, masochisti e sognatori, il vecchio (scusate, “vintage”) rappresenta un’epoca, un sapore, una sensazione, che si vorrebbe vivere all’infinito.

Non ce ne vogliano tutti gli ingeneri giornalmente impegnati ad eliminare le vibrazioni, a sperimentare materiali all’avanguardia, ad inventare l’optional indispensabile per il mezzo del futuro.

La domanda resta: tutta questa evoluzione è necessaria?

Certo, se si parla di sicurezza, non si può far finta di niente.

I veicoli di oggi sono molto più sicuri, hanno dispositivi con aiuti alla frenata, computer con mappature per i differenti terreni e per le differenti condizioni meteo, hanno navigatori che ci riportano a casa se ci perdiamo, e tante altre diavolerie elettroniche in grado di spianarci la via; però secondo “Noi” qualcosa manca.

E’ paradossale, perché oggi c’è molto di più, eppure manca qualcosa.

Se dovessi definire in una sola parola ciò che manca, forse direi..l’anima.

Qualcuno penserà che siamo impazziti, ferro e bulloni non hanno un’anima, eppure secondo me si.

L’anima si compone di tante sfumature.

L’anima della progettazione, la follia di tentare una strada nuova.

L’anima dello stupore nella prima presentazione al pubblico.

L’anima dell’utilizzo, quando il mezzo si plasmava sul suo proprietario, ammaccandosi, sporcandosi, rompendosi e venendo riparato, insomma evolvendosi prendendo una propria identità.

Se noi prendiamo due mezzi vintage apparentemente uguali, costruiti uno dopo l’altro, oggi non avranno lo stesso sapore, si saranno evoluti , plasmandosi sulle esperienze che hanno vissuto, ed anche da usare non saranno uguali.

Ecco, anche questa è la magia del vintage.

Noi stiamo parlando di motociclette e automobili.. ma siamo sicuri che non valga un po' per tutto?

Andrea Vailetti.

Sempre un piacere condividere punti di vista con Andrea.

Da tempo volevamo fare una chiacchierata sul palese connotato cronologico delle nostre passioni.

Quella moto, quella macchina, quella che abbiamo sempre voluto, sempre inseguito, di cui avevamo il modellino da bambini.

Quella scovata acciaccata, con mille problemi da sistemare, con cura creando con l’oggetto un rapporto intimo, solido e duraturo.

Una costante l’uniformità di pensiero che pervade il nostro cosmo popolato di veicoli nati “when sex was safe and racing was dangerous”.

Questi suoi scatti non sono semplici fotografie, sono trasposizioni grafiche che trasmettono vibrazioni emotive.

Il tempo inesorabilmente procede.

Già..il tempo, che può essere tiranno o galantuomo.

Le leggi di mercato e i gusti degli uomini che maturano e travalicano la ragione.

La storia ci insegna che le pecore nere della produzione, si sono rivelate essere gli investimenti migliori del futuro, perché fatte di numeri bassi, di arditi esperimenti non capiti al momento della commercializzazione, ma apprezzati in seguito.

Perché la grande differenza tra ciò che veniva prodotto all’ora ed oggi sta nel presupposto di partenza, una volta le cose erano pratiche, efficienti, ma soprattutto fatte per durare, con una ricerca di stile che differenziava i prodotti, senza regole di mercato che impongano gli stessi criteri a tutte le case produttrici.

Grazie Andrea.

Corrado Ottone.

Pensieri e fotografie di Andrea Vailetti

“ Le cose nuove non sono buone “

Steve McQueen, 1980, The Hunter.

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XR 750: cinquant’anni di un’icona.

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Le Mans 1976: Porsche & Harley-Davidson.